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Voglio stare bene

Accade spesso che le persone arrivino da me con un'idea vaga di cosa vogliono ottenere dalla terapia e altrettanto spesso sanno dire soltanto cosa non vogliono più nella loro vita (sentire ansia, provare rabbia, ripetere gli stessi errori nelle scelte importanti, avere paura di cose che razionalmente sanno non rappresentare un pericolo, ecc.). La difficoltà nel sapere e/o saper dire chiaramente quale cambiamento ci si auspica quando si chiede aiuto a un professionista è già di per sè un segnale di attenzione clinica ai fini della valutazione psicodiagnostica e al tempo stesso rappresenta, per me, una delle prime occasioni di contatto con gli aspetti più genuini e autentici della persona che ho davanti. Quante volte alla mia richiesta su cosa la persona si aspetti dalla terapia mi viene risposto "voglio stare bene". E' una frase semplice, generica, che non potrei mai accogliere come scopo condiviso del trattamento ma che possiede in sè tutta la forza vitale e l'energia necessaria per avviare un qualsivoglia processo di emancipazione, dal dolore, dalle relazioni ammaccate o da quel sè stesso diventato inadeguato per le nuove necessità e aspirazioni. Eric Berne, a cui devo buona parte dei meriti e delle colpe di ciò che sono diventato oggi nel mio mestiere, definisce questa forza Physis e cioè "la naturale forza curativa che consente alle menti e ai corpi dei malati di battersi per ritrovare la salute e continuare a crescere" (1947). Che meraviglia, non credete? Ecco è con questa naturale propensione al benessere che provo ad allearmi, specie nei primi minuti in cui incontro una nuova persona, perchè egli/ella possa avere chiaro fin da subito che sarò dalla sua parte senza riserve, che credo insieme a lui/lei che quel desiderio, magari ancora poco chiaro, possa davvero realizzarsi e che sono disposto a coinvolgermi cognitivamente ed emotivamente per il tempo che sarà necessario. Torno a scrivere qualcosa di mio pugno sul web dopo tanto tempo e chissà che non diventi un'abitudine e un modo per raccontare il mio lavoro, offrire spunti per attivare qualcosa in chi legge. Intanto mi piace l'idea di partire da qui, da queste poche righe che raccontano in qualche misura quello che per me è sempre un momento un po' magico ed è uno dei motivi per cui amo ciò che faccio: vedere il Bambino della persona che ho davanti.

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